Sulla via di Praeneste | ||
4 novembre 2012 |
1° livello | 2° livello | ||||||
Tipologia: | Cicloturistica ad anello | Cicloturistica ad anello | |||||
Difficoltà: |
Percorso che richiede allenamento |
Percorso per chi ha un buon allenamento | |||||
Lunghezza: | 80 km | 90 km | |||||
Dislivello: | 500 mt |
800 mt | |||||
Trasporto: | Solo bici | Solo bici |
ITINERARI
1° livello: Roma - Palestrina - Roma 2° livello: Roma - Palestrina - Castel San Pietro Romano - Roma Usciremo dalla citta' per la via Tiburtina e Prenestina, alternando tratti di via consolare con viabilita' alternativa. Dopo un primo tratto su via Tiburtina in cui si dovra' pedalare rigorosamente in fila indiana, su vie laterali raggiungeremo prima la Collatina e poi la Prenestina che percorriamo per due chilometri. Da qui, sull' antico tracciato incontreremo l' antica citta' di Gabi e poi, dopo qualche altro chilometro di provinciale, seguiremo l' antica via Prenestina, in costante salita prima lieve, piu' impegnativa per gli ultimi cinque chilometri, per raggiungere l' antica Praeneste, oggi Palestrina. Dopo una breve pausa, chi vorra' potra' visitare il Museo, con la nostra insostituibile guida in bicicletta; gli altri proseguiranno per Castel San Pietro (5 km e 300 mt di dislivello). Pranzo a Palestrina. L' itinerario di ritorno si svolge prevalentemente in pianura o discesa. IL SANTUARIO DI PRAENESTE Il santuario della Fortuna Primigenia occupava tutta larea del centro storico di Palestrina. Si estendeva dalla zona bassa, dove si riconoscono i propilei dingresso e un ampio ninfeo, fino allarea apicale del tempio dedicato alla dea Fortuna. Nella zona centrale (già foro romano e attuale Piazza Regina Margherita), sono visibili i resti di alcuni monumenti trasformati nel corso dei secoli: la basilica, in parte occupata nellex Seminario vescovile; laula absidata, dove è stato scoperto il famoso mosaico nilotico; il basamento di un grande tempio inglobato nella cattedrale dedicata a San Agapito (sec. XII). Nella parte alta sono visibili i resti del tempio vero e proprio trasformato in palazzo Colonna-Barberini. I Colonna, feudatari di Palestrina già dal 1043, edificarono il loro palazzo sulle strutture dellemiciclo del tempio. Dopo alterne vicende, fra cui lassedio e la distruzione del palazzo avvenuto nel 1298 dalle milizie di papa Bonifacio VIII, il feudo fu venduto nel 1690 a papa Urbano VIII che lo donò al fratello Taddeo Barberini. La visita al santuario, che si percorrere dal basso, inizia dal primo terrazzamento da cui salgono due rampe scoperte che in origine erano semi coperte da un portico. Salita la rampa, si giunge su una terrazza centrale detta degli Emicicli per le due esedre con colonne doriche. Una delle esedre conserva ancora tre colonne, lattico e i resti di un pozzo già decorato da colonnine corinzie che sorreggevano una tholos conica: questo era probabilmente il luogo in cui erano estratte le sortes delloracolo a cui si chiedeva il responso. Salendo ancora si giunge su una terrazza che era decorata alternativamente da edicole e fornici: era forse destinata a botteghe o a luoghi di sosta. La rampa centrale porta sulla grande piazza che era circondata su tre lati da un porticato e aperta a sud da una balaustrata che si affacciava sul panorama della campagna romana. Lultimo livello del santuario era costituito da un alta esedra con colonne corinzie sormontate da unampia trabeazione semicircolare porticata, disposta intorno alla cavea teatrale. Questambiente è stato inglobato nelle strutture del palazzo Colonna-Barberini: rimangono solo le pareti di fondo a testimoniare lopera del passato. La cella della dea Fortuna, posta a coronamento del tempio, era un tempietto rotondo cinto da colonne corinzie. Il Museo Archeologico Nazionale, restaurato nel 1998, ospita una raccolta di reperti rinvenuti negli scavi ottocenteschi dai principi Barberini e dai ritrovamenti avvenuti a seguito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Alcune statue fanno riferimento al culto della dea Fortuna: fra queste, la più interessante è la statua colossale in marmo bigio di Iside-Fortuna, epoca tardo ellenistica (fine II sec. a.C.). Altra opera di grande pregio è il gruppo scultoreo della Triade Capitolina che raffigura le tre divinità più importanti di Roma (Giove, Giunone e Minerva) sedute su un unico sedile accompagnate dai loro attributi (aquila, pavone e civetta). Di epoca augustea il famoso rilievo Grimani che raffigura la pace e la prosperità imperiale attraverso la maternità: nella lastra di marmo che decorava una fontana, la femmina del cinghiale è intenta ad allattare i piccoli. Lopera che sicuramente ha reso celebre il museo è il famoso mosaico nilotico, celebrato dai maggiori esperti come esemplare inimitabile della raffigurazione musiva romano-ellenistica. Realizzato intorno all80 a.C. per la decorazione pavimentale dellaula absidata della basilica del foro, costituisce un chiaro riferimento alla tradizionale idea che si erano fatti i romani della cultura egizia. Il soggetto del mosaico rappresenta lo straripamento del Nilo a seguito ad una inondazione ma, allude anche allo stretto rapporto tra Iside e Fortuna Primigenia. In alto viene raffigurata lEtiopia e lAlto Egitto con paesaggi tipicamente africani: rocce, cacciatori e animali selvatici. La zona inferiore presenta figure più vicine alla realtà, un paesaggio costruito formato da templi, ville e palazzi e un ambiente sereno, dedito alla vita di tutti i giorni: in posizione centrale la scena del banchetto sotto il pergolato che richiama le feste sensuali, che si svolgevano lungo il canale di Canopo, in onore di Serapide. INFORMAZIONI
|